LOCKE-ROUSSEAU
Locke: Tabula Rasa e Diritti Naturali
Locke sostiene che gli esseri umani nascono come una tabula rasa – una "tavola vuota" – senza idee innate. Tutta la conoscenza deriva dall’esperienza sensoriale, e questo principio si riflette anche nella sua concezione di libertà. Secondo Locke, ogni individuo è dotato di diritti naturali inalienabili: vita, libertà e proprietà. Il governo, per Locke, non deve limitare questi diritti, ma piuttosto proteggerli. La sua visione politica si fonda sull’idea che l'autorità del governo debba derivare dal consenso dei governati, che delegano parte della loro libertà per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti.
La sua teoria della tabula rasa implica che, se la mente è vuota alla nascita, ciascun individuo ha il diritto di svilupparsi liberamente, perseguendo la propria felicità e costruendo la propria vita. In questo modo, Locke è uno dei pionieri del pensiero liberale, che enfatizza l’autonomia individuale e l’uguaglianza dei diritti.
Rousseau: Il Buon Selvaggio e lo Stato di Natura
Jean-Jacques Rousseau propone una visione molto diversa. Nel suo Stato di Natura, l'uomo è visto come un "buon selvaggio", privo di vizi e in perfetta armonia con la natura. Secondo Rousseau, l'essere umano nasce libero e uguale, ma la società, attraverso la proprietà privata e le istituzioni, lo corrompe, creando disuguaglianze e conflitti. La sua critica alla civiltà è radicale: il progresso sociale, pur portando alcuni vantaggi, ha rovinato la libertà naturale degli esseri umani.
Rousseau suggerisce che per ritrovare la vera libertà, gli individui devono unirsi in un contratto sociale, un accordo in cui ciascuno rinuncia a parte della propria libertà per il bene comune. La libertà, per Rousseau, non è solo la libertà individuale, ma quella collettiva: il volontà generale, espressione del bene comune, deve guidare le decisioni politiche. In questo senso, Rousseau è critico verso le disuguaglianze sociali e propone una società più egualitaria.


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