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SOCIOLOGIA: Disordine e Cambiamento

  Disordine e Cambiamento: la società che si trasforma Il disordine sociale non è necessariamente sinonimo di caos: per la sociologia è spesso il motore del cambiamento . Ogni sistema sociale, per evolvere, attraversa fasi di instabilità che mettono in discussione le norme e i valori dominanti. Émile Durkheim parlava di anomia , ossia una condizione di mancanza di regole che si verifica nei momenti di crisi o rapida trasformazione. Ma il disordine può anche essere interpretato positivamente come spazio di rinnovamento . Nel Novecento, autori come Zygmunt Bauman e Ulrich Beck descrivono la modernità come “liquida” o “del rischio”: una società in costante mutamento, dove l’incertezza diventa la norma. In questo scenario, il disordine è la condizione permanente della vita sociale , e l’adattamento è la nuova forma di equilibrio. Capire il disordine significa quindi imparare a gestire il cambiamento, a leggere le crisi come occasioni di innovazione e non solo come rotture.

SOCIOLOGIA: Differenze e Discriminazioni

  Differenze e Discriminazioni: il volto nascosto della disuguaglianza La sociologia delle differenze indaga come le società costruiscono e interpretano le diversità tra le persone — di genere, etnia, orientamento sessuale, età, abilità o religione. Queste differenze, che in sé sono neutre, diventano discriminazioni quando vengono usate per giustificare esclusioni e gerarchie. Autrici come Judith Butler e Patricia Hill Collins hanno mostrato come le differenze si intersechino (concetto di intersezionalità ) creando forme multiple di svantaggio. Una donna migrante, ad esempio, può subire discriminazioni sia di genere che di origine. Le discriminazioni nascono da processi di stereotipizzazione e pregiudizio , che producono disuguaglianze strutturali nell’accesso al lavoro, all’istruzione e ai diritti. La sociologia offre strumenti per riconoscere e decostruire questi meccanismi, promuovendo una cultura dell’ inclusione . Superare le discriminazioni significa non cancellare...

SOCIOLOGIA: Potere e Disuguaglianze

  Potere e Disuguaglianze: una lettura sociologica Il tema del potere e delle disuguaglianze sociali è centrale nella riflessione sociologica fin dalle origini. Karl Marx analizzava il potere come espressione dei rapporti economici di produzione: chi possiede i mezzi di produzione domina chi vende la propria forza-lavoro. Le disuguaglianze, quindi, derivano da un sistema strutturato di sfruttamento . Max Weber amplia la prospettiva, distinguendo tre forme di disuguaglianza: economica (classe) , sociale (status) e politica (partito) . In questo modo mostra come il potere non risieda solo nella ricchezza, ma anche nel prestigio e nell’influenza. Pierre Bourdieu introduce poi il concetto di capitale simbolico e di campo sociale , evidenziando come la società riproduca le disuguaglianze attraverso l’educazione, la cultura e i gusti. Studiare potere e disuguaglianze significa dunque comprendere come le gerarchie sociali si mantengano nel tempo e come possano essere trasforma...

SOCIOLOGIA: Il Capitale Umano

  “Il Capitale Umano”: società, classe e valore della vita Il film “Il Capitale Umano” (2013) di Paolo Virzì , ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon, offre una lettura sociologica della disuguaglianza sociale nell’Italia contemporanea. Ambientato in Brianza, racconta la collisione tra due mondi: quello dell’alta borghesia finanziaria e quello della piccola borghesia in crisi. Il titolo fa riferimento a un concetto economico — il capitale umano , ossia il valore economico delle competenze e capacità delle persone — che nel film diventa una metafora amara: quanto vale una vita umana in una società dominata dal denaro e dall’apparenza? Virzì, con uno stile realistico e corale, denuncia un sistema in cui il profitto prevale sull’etica e in cui le relazioni umane si svuotano di significato. Le disuguaglianze economiche diventano così disuguaglianze morali , dove il potere d’acquisto decide il valore delle persone. Dal punto di vista sociologico, il film riflette teorie d...

PEDAGOGIA: Gabelli

  La Pedagogia delle Cose di Giuseppe Gabelli: educare attraverso l’esperienza Giuseppe Gabelli (1831–1896), pedagogista e filosofo positivista, elaborò una teoria educativa basata sulla pedagogia delle cose , che rappresenta una svolta rispetto alla scuola nozionistica dell’Ottocento. Per Gabelli, l’apprendimento deve partire dalle esperienze concrete e dai fatti osservabili . L’allievo, prima di memorizzare concetti astratti, deve imparare a vedere, toccare, sperimentare . “L’educazione — scriveva — non è ripetizione di parole, ma esercizio dell’intelligenza sulle cose”. La realtà, dunque, è la prima maestra. L’insegnante ha il compito di guidare il bambino nel processo di osservazione , sviluppando le sue capacità logiche e critiche. La pedagogia delle cose anticipa principi che ritroviamo nella scuola attiva di Dewey e Montessori: l’idea che si impari facendo, che l’esperienza diretta sia la base della conoscenza e che l’alunno debba essere protagonista del proprio appre...

PEDAGOGIA: Mutuo insegnamento

  Mutuo Insegnamento: un modello cooperativo di apprendimento Il mutuo insegnamento (o mutual teaching ) è una metodologia didattica nata tra la fine del Settecento e l’Ottocento, legata ai nomi di Andrew Bell e Joseph Lancaster . In un periodo in cui le scuole erano sovraffollate e gli insegnanti pochi, questo metodo permetteva di educare grandi gruppi di studenti in modo efficace: i più preparati, chiamati monitori , insegnavano ai compagni più deboli sotto la guida del maestro. Oltre alla sua dimensione pratica, il mutuo insegnamento porta con sé un messaggio pedagogico di grande attualità: la conoscenza si costruisce attraverso la relazione . Chi insegna consolida e approfondisce le proprie competenze; chi apprende riceve un aiuto più vicino al proprio linguaggio. È un modello che supera la didattica frontale e valorizza la cooperazione , la responsabilità e la partecipazione attiva . Oggi, le sue intuizioni rivivono nelle pratiche di peer tutoring e cooperative learning...